Roma ha consolidato il suo dominio nella pianura padana costruendo la via Emilia da Rimini a Piacenza nel 187 a.c.,
creando nuove colonie e distribuendo le terre
da coltivare in lotti quadrati
distanti fra loro 700 metri.
In seguito si arrivò al controllo
totale del territorio anche sui rilievi
appenninici, grazie alle
comunicazioni con la costa ligure.
Questa situazione comportò la fondazione della colonia di Velleia,
nella zona dell'alta valle piacentina del Chero,
i cui resti appartengono attualmente al
comune di Lugagnano val d'Arda,
a pochi km da Fiorenzuola in provincia di Parma.
Abitata dai liguri,
colonia nell'89 a.c. e municipio nel 49
a.c., sotto Augusto e Claudio, agli
inizi del I secolo d.C., furono rinnovati gli edifici pubblici,
ornati da statue di personaggi
imperiali. Il comune, raggiunse in breve un elevato
livello culturale, come testimonia la
produzione di bronzetti, iscrizioni e
statue. Nel IV secolo d.C. venne spogliata di tutti i suoi monumenti.
Visitando gli scavi, in ambiente
collinare, si può vedere a sud est il Foro,
un complesso termale con locali per i bagni caldi, tiepidi e
freddi, e un quartiere di
case affacciato su una strada
porticata. Il centro della città, dove è presente la piazza
del Foro, è pavimentata con lastroni di
arenaria e con una statua centrale dedicata
ad Augusto: i portici sono sostenuti da un colonnato in
laterizio, con colonne e capitelli
in arenaria.
A settentrione sono presenti i resti del campidoglio,
mentre a sud la piazza era dominata
dalla basilica, stuopendo edificio a una
sola navata, con due stanzoni laterali
separati. Al suo interno vennero trovate importanti testimonianze storiche: la famosa Tabula
alimentaria Traiana, una grande
iscrizione in bronzo dell'antichità,
concernente una descrizione dei
prestiti a basso interesse
per agli agricoltori della zona, con
i nomi dei loro villaggi: un documento
fondamentale per stabilire importanti conoscenze economico-culturali
dell'epoca.
Dall'interno della basilica furono rinvenute
anche 12 statue della famiglia
imperiale, tipico esempio della
ritrattistica provinciale romana suddivise in tre gruppi a seconda del loro periodo storico.
nel primo gruppo, di età tiberiana, sono state
rinvenute le statue di Livia e Augusta
e di Tiberio e Germanico, oltre a quella
del patrono di Velleia, L. Calpurnio
Pisone.
Il secondo gruppo, del periodo di Caligola, comprende le
statue di Agrippina Maggiore, Claudio e
Druso.
nel terzo gruppo vi sono le statue di Agrippina
Minore e di Nerone.
Della città sono conservati
anche il perimetro murario di un
anfiteatro e del quartiere commerciale,
con officine e botteghe.
nel 1747, gli scavi archeologici, restituirono anche molti
oggetti in bronzo che denotano l'abilità
degli artigiani locali. Le statue
raffigurano gli dei oppure figure di animali
(cani, elefanti, cinghiali, ecc.); fra i più pregevoli vi sono i
bronzetti della "Vittoria alata",
di "Eracle", di "Dioniso". Molti
oggetti domestici forniscono
preziose indicazioni sulla vita
quotidiana degli abitanti di Velleia.
La visita a questo complesso archeologico dell'Appennino
emiliano termina
nell'Antiquarium, dove si possono ammirare i calchi
della Tabula alimentaria e di
un'altra iscrizione in bronzo, la
Lex de Gallia cisalpina. L'itinerario andrebbe poi integrato con la visita al Museo Archeologico Nazionale di Parma,
dove si possono ammirare, le
statue imperiali, bronzetti e altri
materiali di Velleia.