Regione Campania, Vesuvio, Napoli e costiera amalfitana
Regione
dell'Italia meridionale confinante con il Lazio,
il Molise, la Puglia e
la Basilicata e compresa tra il fiume
Garigliano e il golfo di
Policastro. Aveva una popolazione di
4.760.759 abitanti (cenSan 1999) e di 5.059.348
abitanti (cenSan 2005), distribuita su 13.595
kmq. Comprende cinque province: Avellino, Benevento, Caserta, Napoli (capoluogo
della regione), Salerno.
Per quanto concerne il rilievo, possiamo
innanzitutto distinguere la dorsale
appenninica centrale, decorrente da
Nordovest a Sudest e comprendente diversi massicci (Matese,
Taburno, Avella, Termini, Cervialto,
Alburno, Cervati), seguita verso Est
da una zona di altopiani e conche (Benevento,
Montecalvo Irpino, Ariano Irpino, ecc.).
Nella zona litoranea troviamo massicci
di origine vulcanica (Somma-Vesuvio,
Campi Flegrei) e di origine
sedimentaria (monti Lattari e
Massi)
Le pianure più importanti sono a Nord
quella del fiume Garigliano e
quella del fiume Volturno;
quest'ultima confina a Sud con il solco del fiume Sarno e costituisce la Pianura
Campana propriamente detta, fertile e
intensamente popolata. Ricordiamo,
inoltre, la pianura del fiume Sele a Sud, formante la piana di Pesto e la pianura di Salerno. A E dei massicci dell'Alburno e del
Cervati si distende il Vallo di
Diano.
I fiumi della Campania si
versano per lo più nel Tirreno e hanno un corso tortuoso, con ripide
gole tra i vari massicci della regione.
Le sorgenti sono copiose e sgorgano ai
piedi di rilievi calcarei, nei quali sono
frequenti i fenomeni carsici.
Appartengono interamente alla i bacini
idrografici dei fiume Volturno e Sele,
utilizzati per acquedotti, per
l'irrigazione e per la produzione di
energia elettrica. Ricordiamo, inoltre, i fiumi del Cilento (Alento,
Lambro, Mingardo, il Tusciano, il Sarno,
e i fiumi adriatici Fortore e Ofanto).
Il lungo soggiorno dell'uomo ha
profondamente mutato la flora primitiva;
osserviamo lungo le zone litoranee una
rigogliosa macchia mediterranea con limiti a c. 400 m di altezza, il bosco
di quercia e di castagni fino a 1000 m di
altezza e il bosco di faggi e di conifere
fino a 1600 m di altezza. Al di sopra di tale
limite si stendono i pascoli.
Il clima della Campania ricorda
molto quello delle altre regioni
dell'Italia meridionale ed è qui
particolarmente felice per il benefico
influsso del mare e per la disposizione
del rilievo, che protegge la regione
dalle correnti continentali.
Contribuiscono alla mitezza del clima le
vallate, che dalla costa si approfondano
fin verso i rilievi più interni. Vi
sono peraltro notevoli varietà locali di
clima, dovute all' esposizione, all'
altitudine e alla distanza dal mare. Per
quanto riguarda la temperatura,
ricordiamo i massimi registrati a Napoli (38-39°C) e i minimi registrati a Montevergine (16,9°C nel febbraio 1956). L'escursione
annua è di circa 16°C lungo le coste e
aumenta procedendo verso l'interno e
verso maggiori altitudini. La
piovosità in alcune località è
aumentata dalla disposizione del rilievo,
come a quinte di teatro, mentre in altre
zone al di là dei massicci vi sono
lunghi periodi di siccità. Tra i
venti che più frequentemente battono
la regione si segnalano lo scirocco e il libeccio.
Fin dai tempi più antichi la Campania è la regione d'Italia più densamente
popolata. In genere possiamo notare
che l'addensamento diminuisce man mano
che ci si allontana dalla zona gravitante
attorno al golfo di Napoli. I
centri notevoli sono oltre 1500, di cui
ben 60 con oltre 15.000 abitanti; una parte
della popolazione vive sparsa nelle
campagne. l centri sono prevalentemente
dislocati lungo il golfo di Napoli,
sul versante meridionale della Penisola
Sorrentina, alla base e alle pendici
del Vesuvio e nelle zone collinari.
Nelle province di Avellino e Benevento,
dove la popolazione era eccessivamente
aumentata, si sono avute imponenti
correnti migratori e temporanee o
permanenti.
L'economia della Campania è molto
mutata in questi ultimi decenni, nei
quali al preminente sfruttamento delle
risorse del suolo si è aggiunta una
fiorente attività industriale.
L'agricoltura dà la quinta parte del
reddito complessivo, ma nelle zone
montuose essa è ancora molto arretrata,
a differenza delle altre piaghe della
pianura e delle colline, fertili e
razionalmente coltivate. Circa un terzo
della superficie territoriale agraria
viene destinato al seminativo (che per
quasi la metà viene coltivato a
cereali), l'ottava parte alle colture
legnose specializzate (viti, olivi,
agrumi, alberi fruttiferi); poco più
della decima parte è occupata da
formazioni erbacee permanenti, la quinta
parte dai boschi e l'8% è rappresentato
dall'incolto produttivo.
Tra i seminativi ricordiamo gli ortaggi,
particolarmente pregiati (pomodori,
carciofi, cipolle, cavoli) e i legumi
(fagioli, piselli). Notevole la
produzione di patate, tabacco e canapa
(quest'ultima in diminuzione). In questi
ultimi tempi si è molto operato per
l'avvaloramento del suolo e ormai si può
dire conclusa la bonifica delle piane
litoranee e sublitoranee del Garigliano, Volturno e Sele a opera
della Riforma fondiaria e della Cassa
del Mezzogiorno per lo sviluppo
dell'Italia meridionale.
Il patrimonio zootecnico risulta
piuttosto scarso ed è rappresentato da
ovini, bovini (in aumento), suini,
caprini ed equini. Nella terra dei
Mazzoni e nella Piana del Sele vivono circa 50.000 bufali. Lungo le coste
vivono molte persone dedite alla pesca
purtroppo con scarsi risultati (219.226 q
di pescato nel 2005); ricordiamo la
caratteristica pesca del corallo e
quella delle spugne, la quale dà
luogo a migrazioni periodiche verso i mari
d'Africa e di Sardegna.
Tra le industrie primeggiano
quelle alimentari; quali la macinazione
dei cereali, la produzione della pasta (Torre
Annunziata e Gragnano), la conservazione
di frutta e ortaggi (Napoli e
Salerno), la produzione di
marmellate, succhi di frutta, conserve,
latticini, vini e olì. L'industria
pesante è rappresentata dagli
stabilimenti siderurgici di Bagnoli-Pozzuoli e Torre Annunziata-Castellammare,
dai cantieri navali, dalle officine
di lavorazione meccanica, dalle fabbriche
di utensili e di apparecchi
elettrici, dalla fabbrica
automobilistica di Pomigliano
d'Arco.
Per le industrie tessili,
ricordiamo canapifici e cotonifici.
Pregiate sono le manifatture di guanti e
calzature, la lavorazione artistica del
corallo, dell' avorio e della tartaruga. Scarseggiano
i minerali; vi sono tuttavia
giacimenti di lignite (Benevento),
materiali da costruzione, zolfo (provincia
di Avellino) e petrolio (provincia
di Caserta).
Rinomate alcune sorgenti idrominerali (Ischia, Agnano, Bagnoli, ecc.).
Si trae inoltre notevole profitto
dall'ingente corrente turistica.
Le vie di comunicazione sono date
da buone strade nella zona pianeggiante,
vicina al mare, mentre nelle regioni
interne si vanno diradando le strade e le
ferrovie. Con l'apertura dell' Autostrada
del Sole (1962) e l'avvicinamento di Napoli a Roma è
aumentata l'importanza della come via di
transito. La rete ferroviaria conta oltre 1000 km di linee statali,
più alcune linee private. La rete
stradale complessiva (autostrade,
statali, provinciali, comunali,
estraurbane) si sviluppa per 16.334 km.
Il porto di Napoli è uno dei
più importanti del Mediterraneo: nel
2005 sono transitate merci per un volume
complessivo di 12.216.000 t; nello stesso
anno sono transitati 2.817.000 passeggeri
(10° posto in Italia).