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Preistoria e storia campana



Storia della Campania

Preistoria e Storia della Campania

Scarse vestigia della civiltà paleolitica europea sono documentate in alcune grotte del Salernitano e della costa intorno al Capo Palinuro, nell'isola di Capri e nella valle del Liri (Pignataro Interamna), dove è documentato il periodo più antico della civiltà paleolitica.

Mancano sinora tracce attribuibili alla civiltà agricola arcaica (Neolitico), mentre sono significative quelle pertinenti alla civiltà dei metalli (Eneolitico, dal c. 2000 a. C. in poi). Ricordiamo per l'Eneolitico i corredi delle sepolture di Guardia Sanframondi e di Toppo San Filippo presso Colle Sannita nel Beneventano.

I rinvenimenti più importanti sono rappresentati dalla necropoli del Gaudo presso Paestum ove sono venute alla luce varie tombe a camera con piccolo corridoio o pozzetto di accesso, che restituirono ceramiche di influenza argarica e lontanamente anatolica, pugnaletti di rame, osso lavorato con incisioni.

Presso Mirabella Eclano (Benevento) fu scoperta una necropoli di tombe ipogeiche con camera a pianta ellittica e con portello di accesso a chiusino, contenenti varie deposizioni. Da una di queste tombe, ritenuta del capo tribù, provengono vasi nerolucidi, punte di freccia in selce e un'ascia, forse di bronzo. Tutte le tombe hanno restituito corredi che si collegano a quelli della necropoli del Gaudo e della cultura di Rinaldone nel Viterbese. Alla facies cuprolitica succede in l'aspetto culturale che oggi si denomina appenninico.

La civiltà appenninica (età del bronzo) è nota a Capri, alla grotta di Pertosa (Salerno), ad Ariano Irpino. Si caratterizza per una ceramica nera levigata con decorazione geometrica, per manufatti di osso e per il rinvenimento nei suoi insediamenti di abbondanti resti di fauna armentizia. Succede la civiltà del ferro, che vede affermarsi a Cuma elementi protoellenici, attestati specialmente dalle ceramiche, e nel Salernitano elementi di cultura protovillanoviana, che, prima di ora, si sapevano diffusi in Emilia, Marche, Toscana e Puglia. La cultura protovillanoviana è nota a Pontecagnano presso Salerno, dove è stato scoperto un gruppo di sepolture di cremati con ossuari biconici o sferoidali con coperchio a ciotola capovolta.

Altre necropoli simili sono state identificate a Capodiflume, presso Capaccio, e a Sala Consilina nella valle del corso superiore del Tanagro. Quest'ultimo rinvenimento costituisce la punta più avanzata verso l'interno della cultura villanoviana. La storia della Campania, che comprendeva in origine un territorio assai limitato ed era abitata da genti di origine sannitica, inizia con lo stabilirsi di colonie greche sulla costa tirrenica (secolo VII a. C.), prima fra tutte Cuma. Nel secolo VI fu fondata dagli Etruschi Capua, il cui territorio, e insieme, forse, anche quello della sua lega, esauriva in sé la Campania, che fu per oltre un secolo sotto il dominio etrusco, finché nel 424 non passò sotto i Sanniti.

Dal 340 fu sotto la diretta influenza di Roma, che fondò in fra il secolo IV e il secolo III varie colonie (Cales, Suessa, Sinuessa, Volturno, Literno, Pozzuoli); la completa romanizzazione della Campania si ebbe con la concessione dell'uso del latino come lingua ufficiale (180) e della cittadinanza romana (9089 a. C.); solo Napoli mantenne più a lungo fede alla sua origine greca, forse cumana, nonostante che dal 326 fosse socia di Roma. Nella ripartizione augustea delle regioni d'Italia, la Campania fu unita al Lazio formando la prima regione, e mentre il Garigliano e il Volturno costituivano il confine settentr. con il Lazio, a S si spingeva solo fino a Pontecagnano, in provincia di Salerno.

Con Diocleziano la prima regione fu costituita a provincia, con capitale Capua, alle dipendenze di un corrector Campania. In tutta la sua storia più antica la fu sempre tra le regioni più ricche, grazie alla fertilità del suolo e alla mitezza del clima. Dopo la caduta dell'impero d'Occidente (476), la Campania conservò l'unità originaria sotto gli Ostrogoti e i Bizantini fino al 570 c., quando i Longobardi incorporarono Capua e gran parte del retro terra campano al ducato di Benevento. Nell'846 Salerno formò un principato longobardo autonomo; Capua seguì la stessa sorte, conquistando nel 900 Benevento.

Durante la dominazione Longobarda la Campania fu scossa da continue lotte. Nel periodo bizantino il ducato di Napoli raggiunse un' autonomia quasi totale dal controllo dell' impero; caratteristica questa che si rileva più chiaramente ad Amalfi che, soggetta alla dominazione longobarda fino all'839 e rimasta di fatto autonoma durante i secc. IXX, si costituì nell' estremo scorcio di quest'ultimo a ducato, superando per attività di traffici e commerci le altre città campane. All'arrivo dei Normanni la regione, così divisa, costituì una facile preda.

Dalla contea di Aversa i Normanni estesero facilmente il dominio a Capua (1062) e al principato di Salerno sotto la guida di Roberto il Guiscardo (1077). Napoli cadde nel 1139 di fronte a Ruggero II, il vero fondatore di un saldo dominio normanno nel Mezzogiorno. Da questo momento la storia della si identifica con quella del Regno di Sicilia e poi delle Due Sicilie.

Unita al Regno d'Italia (1861), la Campania entrò in una fase di ambientamento economico e sociale, ché sfociò in crisi ricorrenti per l'arretratezza in cui l'avevano tenuta i Borboni e si aprì per essa la «questione meridionale», ancora non del tutto risolta.

nel settembre 1943 avveniva uno sbarco alleato sulla costa salernitana dapprima contenuto dalle truppe tedesche che non poterono però impedire, nell' ottobre, il ricongiungimento delle truppe statunitensi con quelle inglesi sul fiume Calore. Fin dalla fine di settembre un'insurrezione popolare aveva cacciato i Tedeschi da Napoli. Dal febbraio al luglio 1944 Salerno fu la sede del governo italiano del Sud, presieduto dal gen. Badoglio.