Storia del Lazio


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Preistoria e Storia del Lazio



Storia del Lazio

Preistoria e storia del Lazio

Molte sono le località laziali in cui si evincono le tracce di civiltà paleolitiche. Torre in Pietra è, tra queste, quella maggiormente conosciuta dalla comunità scientifica. La zona archeologica è protetta al fine di mantenere immutate le caratteristiche del paleosuolo della fase abbevilliana. Nella zona sono presenti resti di Elephant Antiqus e molte altre specie animali. La vita culturale di queste popolazioni si lega alle attività del vulcano di Bracciano.

Nell'Agro Pontino è diffusa la civiltà musteriana, con i manufatti silicei che sono stati ritrovati e che hanno consentito di individuare molti aspetti della vita e della cultura musteriana del Lazio, denominata Cultura Pontiniana, con i raschiatoi a spicchio che rappresentano un elemento tipico. Le Grotte del Circeo e la contrada di Saccopastore posto sull'Aniene sono località di alto interesse archeologico a causa del ritrovamento di svariati crani dell'uomo di Neanderthal.

Sono stati ritrovati ossi incisi di figure animali nella grotta Polesini che rappresentano la testimonianza del passaggio e della vita delle civiltà paleolitiche più recenti, del Paleolitico Superiore. Nessun ritrovamento invece per quanto concerne il periodo Neolitico. Nell'età Eneolitica invece sono numerose le testimonianze ed i ritrovamenti.

Popoli di questo periodo si sono insediati dal 1.800 a.c., abitanti ad esempio a Rinaldone, nel viterbese, con molte tombe a forno con deposizioni plurime, bisome e trisome. Molti gli esempi di vasellame lucido di derivazione stilistica Greca, con molte armi ritrovate. Probabilmente queste popolazioni arrivarono nel Lazio dall'Oriente Anatolico e da Cipro, come si evince dai ritrovamenti dei corredi di questi umani.

Nell'età del bronzo la rappresentanza repertistica di maggior rilievo è quella di Pian Sultano, presso Santa Severa, dove sono state rinvenute tombe di civiltà appenninica e di economia pastorale, chiari segni delle abitudini nomadi di queste popolazioni. Sui colli di Roma si insediano, in questo periodo, alcune popolazioni agricole suddivise in villaggi, che daranno vita alla confederazione latina, nei secoli VII e VI a.c.

Il territorio abitato dai Latini, confinanti con il paese dei Marsi, dei Sanniti e la Campania, costitui, nella divisione augustea dell'Italia, la prima regione insieme alla Campania. Dopo la caduta dell'Impero d'Occidente (476 d. C.) tutto il Lazio in generale, passò sotto la sovranità dell'Impero d'Oriente, il cui potere effettivo venne però ben presto declinando, a differenza di quello della Chiesa, la quale nel sec. VIII potè aggiungere ad alcuni patrimoni preesistenti numerosi altri.

Così con la donazione di Sutri (728), di Ameria, Orte, Polinargo e Blera (742) venivano poste le basi del potere temporale del Papato. Fin dagli inizi della sua esistenza si ebbero però aspri contrasti tra il centralizzatore potere pontificio e le forze autonome locali, costituite da pòtenti famiglie laiche.

In questa lotta i papi trovarono generalmente appoggio tra i grandi proprietari terrieri che aspiravano a formare una nuova aristocrazia in sostituzione di quella nobiliare, e poterono così, già alla fine del sec. XI e soprattutto nel sec. XII, riorganizzare con rinnovata energia il loro dominio. Ma mentre i pontefici, per sottomettere completamente il Lazio, non esitavano a servirsi anche di milizia straniera, un violento spirito di ribellione contro tali metodi si andava diffondendo tra il popolo ed esplodeva infine a Roma in una rivolta capeggiata da Arnaldo da Brescia (1143) che portò all' abolizione della prefettura, odioso simbolo dell'ingerenza papale, alla restaurazione del senato, quale espressi ne di governo democratico, e alla creazione della carica di patrizio, sommo rappresentante dell'autorità comunale.

Anche se con il passare degli anni dovette rinunciare al patriziato e ripristinare la prefettura, il Comune di Roma riuscì a conservare una certa autonomia stipulando con Clemente III una pace di compromesso (1188) per la quale otteneva, in cambio dell'aiuto militare, il riconoscimento della esistenza legale del Senato, e si affermò soprattutto con Innocenzo III (1198-1216) durante il cui pontificato si ebbe il riordinamento interno dello Stato della Chiesa e la delimitazione dei suoi confini, e si consolidò negli anni successivi grazie allo stesso Comune di Roma, le cui mire espansionistiche facevano sì che tutte le ferze provinciali, ostili alla sua volontà di dominio, si stringessero intorno al pontefice.

Neppure le lotte con Federico II prima, con Manfredi poi, modificarono in modo sensibile la posizione del pontefice, sia perché le forze laziali furono in maggioranza ostili alla casa di Svevia, sia perché la battaglia di Tagliacozzo, con cui tali lotte si conclusero (1268) ristabilì in pieno le sorti del partito pontificio. Una volta terminata la contesa tra il Papato e l'Impero, il potere temporale della Chiesa si esercitò in maniera più concreta quale dominio politico regionale e papi quali Niccolò III prima (1277-1280), Bonifacio VIII poi (1294-1303) si dedicarono completamente alla costruzione dello Stato, favorendo la classe popolare nei comuni regionali e attuando una politica nepotistica.

Con il trasferimento dei papi ad Avignone l'autorità papale sui territori dello Stato della Chiesa, e quindi anche del Lazio, diminuì sensibilmente in un primo tempo, ma in seguito doveva rifiorire allorché il popolo romano già travagliato da una crisi economica, mal sopportando il predominio dei nobili ed il malgoverno dei rettori, si rese conto che il pontefice era il solo capace di dare ordine alla città di Roma e all'intera regione. Allorché il Papa nel 1377 ritornò a Roma, lo fece in qualità di un vero e proprio monarca.

Nulla poté scuotere successivamente la supremazia pontificia, tanto più che da Martino V in poi (1417-1431) la lotta per il predominio acquistò sempre più un carattere militare e il Papa poté giovarsi di forti milizie mercenarie; di fronte alle quali la stessa potente famiglia dei Colonna dovette cedere, permettendo l'inneramento di molti dei suoi beni. Con il pontificato di Niccolò V (1447-1455), di Pio II (1458-1464) e di Paolo II (1464-1471) la Chiesa raggiunse l'apice della sua potenza. Dal sec. XVI la storia del si identifica con quella dello Stato della Chiesa e con quella generale d'Italia.